Torino Pride 2019 – discorso di Francesca Puopolo portavoce di Arcigay Torino

“La cosa più bella di quella sera fu vedere la rabbia sulle facce delle persone picchiate [dalla polizia], avevano il sangue in faccia e sul corpo e non scappavano, tornavano indietro; continuavamo a tornare indietro perché non ci fregava niente di morire.

Volevamo lottare per ciò in cui credevamo: era la nostra serata”.

Le parole di Sylvia Rivera sulla prima notte dei moti di Stonewall oggi si fanno monito. Ci hanno, per l’ennesima volta, invitato alla sobrietà durante il Pride. Ebbene, ricordiamo che questo è il momento luminoso in cui ci ribelliamo contro quel sistema che ci vorrebbe marginalizzare, se non eliminare – e se siamo qui oggi lo dobbiamo a persone transgender e transessuali, a* sex workers afroamerican*, portorican*, che hanno trasformato mattoni, bottiglie e tacchi in oggetti leggendari contro la repressione e la violenza della polizia. Come ci ha ricordato Porpora Marcasciano, alla quale tanto dobbiamo in materia di lotte e liberazione, la ribellione, l’autodeterminazione e la rivoluzione non possono fiorire in assenza della presa di coscienza individuale. E noi vogliamo essere rami, e fronde, in boccio, in fioritura, sedurre il vento come polline a primavera, e provocare l’allergia ai rigurgiti fascisti, e alle istituzioni che li proteggono, essere rinite e congiuntivite dedicata a chi ha strumentalizzato la bandiera arcobaleno per mascherare un’oppressione ancor più pericolosa, perché non manifesta.

Non dobbiamo essere rassicuranti. Non dobbiamo adeguarci a nulla. Non abbiamo bisogno di “accettazione”. Abbiamo il dovere di essere noi stess*, nell’espressione delle miriadi di soggettività e sfaccettature che ci compongono, oggi durante il Pride ma anche e soprattutto in ogni istante delle nostre vite.

Ribelliamoci in ogni momento, ogni volta che un’affermazione razzista, transfobica, omofoba, violenta ci sfiora le orecchie. Non permettiamo che l’ingiustizia sociale dilaghi intorno a noi. Nel nome di coloro che, cinquant’anni fa, cantavano con le labbra rosse di sangue per le botte ricevute, chiediamoci se siamo pront* a lottare con lo stesso disprezzo per il pericolo. Siamo dispost* a resistere? Ad essere noi stesse e noi stessi, e noi stessu, senza tutte le catene e i binari in cui questo sistema disumano vorrebbe destinarci? Siamo qui oggi anche perché siamo stanch* di avere paura, di dover sempre dare spiegazioni, di doverci guardare le spalle. In un clima che sembra peggiorare giorno dopo giorno ed incoraggiare l’intolleranza e l’odio, facciamoci roccaforte di pensieri liberi, immaginiamo e realizziamo istante per istante il mondo che Sylvia Rivera, Marsha P. Johnson, Stormé DeLarverie , Lee Brewster e le altre e gli altri hanno sognato. Portiamo avanti una favolosa rivoluzione. Evviva i corpi rivoluzionari e nudi! Evviva i corpi non normati! Evviva i corpi che migrano e che viaggiano tra le terre ed i sogni! Evviva la sessualità libera dai tabù stantii, e il consenso informato e consapevole!

Ricordiamoci, come ha scritto Audre Lorde, che “Il nostro lavoro è diventato/ più importante/ del nostro silenzio”.